Una problematica in crescita, di cui tenere conto nell’ambito della valutazione dei rischi
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Da uno studio pubblicato dall’Inail nel 2021 emerge che le malattie della pelle rappresentino una problematica in crescita sia in Italia sia nel resto d’Europa. Lo stesso studio evidenzia come ogni Stato gestisca la problematica con azioni diverse pertanto i dati non sono sempre facilmente confrontabili. Nell’ambito della valutazione dei rischi è molto importante tenere in considerazione il rischio chimico: il contatto può avvenire principalmente con la pelle delle mani e secondariamente con altre parti del corpo.
DERMATITI DA CONTATTO
Il contatto con alcune sostanze chimiche può causare la dermatite da contatto, una reazione infiammatoria caratterizzata da arrossamento della pelle, piccole vescicole, prurito e desquamazione. Le dermatiti da contatto possono essere di tipo irritativo (DIC), quando sono dovute all’effetto irritante sulla pelle delle sostanze, oppure di tipo allergico (DAC), quando sono determinate dall’attivazione di un meccanismo immunitario. Altre forme particolari sono la dermatite da contatto aerotrasmessa, indotta da sostanze presenti nell’ambiente e trasportate per via aerea, e la fotodermatite da contatto, indotta dalla luce solare o artificiale con il concorso di sostanze chimiche. Sono diversi gli agenti biologici con cui si può venire a contatto durante alcune attività lavorative, per esempio i funghi, che determinano la candidosi nei soggetti che lavorano tenendo le mani all’umido.
MALATTIE-INFORTUNIO
Dal punto di vista assicurativo, le infezioni della pelle vengono considerate tra le cosiddette malattie-infortunio e vengono annoverate tra gli infortuni sul lavoro. Oltre alle dermatosi, che dipendono esclusivamente dall’attività lavorativa, talvolta sono infatti considerate professionali dermatosi che derivano da condizioni cutanee preesistenti, attivate o aggravate dall’ambiente o dalle sostanze usate (o presenti) sul luogo di lavoro. Inoltre, per questo tipo di patologie, più che per altre, ci sono problemi di sottostima e di confronti dovuti a vari fattori:
- i criteri usati per riconoscere le malattie professionali variano da Paese a Paese;
- i lavoratori non sempre sanno che le loro dermatiti possono essere malattie professionali e quindi non ne attribuiscono la causa alla professione svolta;
- alcune patologie cutanee si manifestano quando i lavoratori interessati si sono ritirati dal lavoro e il legame con la professione non è più evidente.
FATTORI DETERMINANTI
L’età, unitamente al sesso, influisce sulla distribuzione e soprattutto sull’incidenza delle malattie della pelle. Le lavoratrici sembrano essere le più colpite: tra le donne, complessivamente il 4% dei periodi lavorativi segnalati è connesso a malattie cutanee sottocutanee; questa quota cresce al 26% se si considerano le lavoratrici giovani, mentre per coloro le quali hanno oltre 35 anni di età è pari al 2% . Per gli uomini le analoghe percentuali sono molto più basse: rispettivamente 2% per il complesso, 9%per i giovani e 1% per gli over 35. Probabilmente le donne risultano maggiormente esposte in quanto anche a casa maneggiano più frequentemente prodotti chimici per le pulizie (ahimè, gli uomini purtroppo le fanno di meno).
VALUTAZIONE ESPOSIZIONE AD AGENTI CHIMICI
Risulta pertanto molto importante che nell’ambito della valutazione di tutti i rischi, quella relativa all’esposizione ad agenti chimici si svolga con rigore, utilizzando metodologie riconosciute, quali ad esempio MoVaRisCh – Modello di Valutazione del Rischio Chimico – proposto dagli Assessorati alla Sanità delle regioni Emilia Romagna, Toscana e Lombardia oppure https://www.laborisch.it/.
IN SINTESI
Nell’ambito della valutazione di tutti i rischi è necessario porre particolare attenzione al rischio chimico. Le malattie della pelle possono rappresentare un grande problema per tutti i lavoratori che operano a contatto con sostanze chimiche o agenti biologici. È necessario che la valutazione dei rischi aziendali sia assolutamente pertinente alle vostre realtà aziendali.