Strategie, implementazioni in chiave digital e una proposta concreta per una tutela efficace della categoria
Nato nel 1988 dall’intuizione di un gruppo di imprenditori brianzoli e milanesi, ADB Group è un Consorzio di Distributori beverage indipendenti nel canale Horeca, operanti nel nord e centro Italia e in Sardegna. Il Gruppo con il passare degli anni è andato progressivamente espandendosi e, da una conduzione condivisa, nel 2002 si è passati a una struttura manageriale, mentre il numero dei Soci è andata via via aumentando, passando in 10 anni dai 18 membri iniziali a 35 e arrivando a contare, lo scorso anno, ben 91 soci. Con il trascorrere del tempo, anche le tipologie dei servizi erogati si sono adeguate alle esigenze del mercato Horeca. Oggi, infatti, il Socio ADB, con l’aggregazione consortile, usufruisce di vantaggi e servizi a 360°, come: prodotti in esclusiva, infrastruttura informatica (ADB Datawarehouse) all’avanguardia, utilizzo esclusivo dell’APP ADB@horeca di proprietà del Gruppo e una piattaforma logistica per prodotti movimentati da sede ADB.
Paolo Marelli, direttore ADB Group
Laura Cavazzini, presidente ADB Group
A illustrare progetti, proposte concrete e possibili scenari futuri per la categoria dei Distributori Horeca è Paolo Marelli, direttore ADB Group.
Come avete affrontato la pandemia e come vi siete riorganizzati, ad esempio, a livello logistico?
«Circa la pandemia c’è stata da parte dei soci la consapevolezza che alcune implementazioni al proprio servizio, in particolare al delivery, avrebbero potuto ridimensionare, o comunque sopportare meglio la forte contrazione dei volumi dovuta alle restrizioni dovute al Covid. Così, in una buona parte dei nostri associati c’è stata un’attenzione ancora più mirato a tutto ciò che era correlato al servizio di delivery, da intendersi non solo come servizio door-to-door, ma anche volto a fornire quei punti di consumo che si erano attrezzati per fare il take away, non potendo più avere posti interni per via delle restrizioni. Questa è stata la risposta degli associati, tant’è vero che anche da parte nostra c’è stato un maggiore interessamento a tutta quella parte di prodotti che concorreva a elevare la qualità del delivery e a fornire i mezzi necessari per attrezzarsi per fare questo tipo di attività. In più, da 7/8 anni abbiamo incentrato alcune delle nostre strategie verso il digital e, dal momento che “non tutti i mali vengono per nuocere”, il Covid ci ha permesso di dare un’accelerata ad alcuni progetti digital che avevamo in cantiere e il cui disegno era già stato illustrato ai soci, ma non era ancora stato attuato. Perciò abbiamo deciso di spingere su queste startup, poichè proprio la pandemia ci consentiva di avere più tempo a disposizione da dedicargli e questo, naturalmente, oltre che per noi della sede, valeva anche per i soci: per questo si è potuto creare una sorta di simbiosi collaborativa. Questo progetto digital, che consiste sostanzialmente in una app da installare presso i propri clienti e agenti, ha potuto prendere concretamente forma, non solo grazie al tempo dedicatogli ma anche per effetto degli investimenti economici che come gruppo, abbiamo sostenuto sui soci. Questa soluzione, tra l’altro, è stata ulteriormente avvalorata da due aspetti: uno legato al fatto che la app, nel momento in cui erano ridotti al minimo i contatti interpersonali, stabiliva un contatto diretto – seppur elettronico – tra punti di consumo, agenti e azienda, compensando, almeno parzialmente, questa impossibilità di interfacciarsi e consentendo altresì al cliente la possibilità di trasmettere gli ordini diretta-mente sull’app. Il secondo aspetto riguarda il fatto che, in virtù di una bozza di collaborazione con google map, la nostra app si è giovata di uno strumento in grado di ottimizzare il giro consegne sia sul fronte B2B sia su quello B2C, ovvero proprio quello più “on fire” durante le restrizioni imposte dalla pandemia».
Quando la pandemia sarà finalmente alle spalle, secondo voi su quali livelli si attesteranno i consumi Horeca?
«In uno scenario ipotetico, basato però su modelli scientifici attendibili, si evidenzia che il momento di aggregazione del fuoricasa, per le nuove generazioni, sta assumendo un’importanza ancora più rilevante rispetto a quelle precedenti. La tendenza è quella di sposare l’elemento aggregativo e socializzante con il fuoricasa, sia esso per un aperitivo o per un light lunch. Prima si viveva il momento del fuoricasa più legato a solennità a eventi speciali, mentre il momento aggregativo del fuoricasa oggi è vissuto come una pratica quotidiana. Nel momento in cui il Covid do vesse essere estinto, i dati ci dicono che i volumi Horeca sonodestinati ad aumentare. L’unica riserva che valuto, riguarda il fatto che su momenti di consumo così frequenti, legati alle nuove generazioni, occorre poi andare a capire qual è la “battuta dello scontrino, cioè l’importanza in termini di spesa, in quanto presumibilmente questa fruizione quotidiana ne diminuirà il valore, per logica di capacità di spesa del consumatore. Questo scenario quindi ci fa sperare, anche se la situazione, ad oggi e sicuramente fino alla fine del 2022, è ancora molto incerta. Anche perché da 8 mesi in qua continuiamo ad assistere a continui aumenti del costo della vita, perché quando aumentano le spese energetiche ne risente il bilancio di tutte le persone. In più, il conflitto Russia-Ucraina attualmente in corso si ripercuote in maniera negativa sulla vita delle persone, impattando poi sull’economia e il potere d’acquisto».
Come avete conosciuto e vi siete approcciati a Rete di Impresa Distributori Horeca Italia?
«Noi come gruppo, ADBgroup, crediamo fermamente che a livello nazionale ci debba essere un’istituzione che tuteli la categoria. Il periodo Covid lo ha dimostrato: la categoria dei Distributori di bevande è sconosciuta ai più; si conoscono i bar, i ristoranti e le pizzerie, si conoscono le aziende beverage, ma nessuno conosce chi questi prodotti li porta dalle aziende ai bar e ristoranti. In quest’ottica, vedo molto importante la funzione di una rappresentatività di categoria. Nel momento in cui è scoppiata la pandemia, che ha dimostrato la nostra invisibilità, insieme ad altri gruppi si è dato vita spontaneamente a un gruppo su whatsapp di direttori e presidenti dei vari consorzi, e dopo un anno di battaglie e di incontri con i politici abbiamo deciso di dare vita a una nuova istituzione a sostegno della categoria. È stata così costituita la nuova Rete Horeca che, di fatto, tutela l’intera categoria dei distributori. Ritengo che in questo momento la Rete stia lavorando molto bene, nella direzione auspicata e quindi siamo molto soddisfatti della scelta che abbiamo fatto».
Come pensate che l’ingresso nella rete possa avvantaggiarvi?
«Giusto per definire gli ambiti entro cui Rete Horeca si muoverà: siamo partiti, di comune accordo, con l’idea che la Rete si sarebbe occupata dell’azione sindacale, tutelando visibilità e rappresentatività della categoria. E le azioni intraprese si sono mosse, e devo sottolineare in modo molto positivo, proprio in quella direzione. Ci sono persone molto competenti della cui consulenza ci avvaliamo come Rete Horeca che devo dire stanno facendo davvero un lavoro eccellente. In questa fase embrionale della Rete, abbiamo preferito concentrare le risorse su un aspetto, quello sindacale appunto, che abbiamo ritenuto più preponderante ai fini della categoria che vogliamo tutelare. Dovendo necessariamente concentrare gli sforzi ed evitare dispersioni, abbiamo deliberatamente scelto, per il momento, di non affrontare tematiche commerciali, ovvero di confronto con l’industria, per le quali saranno valutate eventuali posizioni in futuro. Ora ci concentriamo sul primo aspetto, ma dire che, un domani, Rete Horeca si occuperà anche di questioni commerciali apre a degli scenari, anche a livello di struttura e di organizzazione, che in questo momento non possiamo neanche considerare, perché questo richiederebbe degli investimenti e delle valutazioni che renderebbero il discorso più complesso. Quel che è certo è che il lavoro che sta facendo la Rete avvantaggia tutta la categoria, non solo quelli che ne fanno parte, perché il focus è proprio quello di tutelare i Grossisti e Distributori nel canale Horeca».