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LE MISURE A SOSTEGNO DELLA CATEGORIA

A CURA DI AGRODIPAB  

Nell’intervista di AGroDiPAB la Senatrice Fiammetta Modena (foto di copertina), che ha contribuito in maniera rilevante a dare visibilità al comparto dei distributori Horeca, fa luce sugli interventi in fase di attuazione e quelli attualmente al vaglio delle Istituzioni per il sostegno della categoria

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Senatrice Modena, lei è stata tra gli interlocutori parlamentari più attenti e attivi in Senato per quanto riguarda le istanze della categoria dei distributori Horeca, contribuendo con le sue attività a far uscire la nostra rappresentanza dall’invisibilità che l’ha condizionata per anni e che si è acuita durante la pandemia. A cosa attribuisce questo limite della categoria?

Alla complessità delle attività produttive, di servizi e delle filiere. Durante l’emergenza si è guardato alle categorie note, conosciute, rodate. Non si è avuto modo di analizzare nel dettaglio tutte le articolazioni.

Nell’ambito dei Decreti Sostegni del 2021, si è fatta portavoce di interventi di rilievo a sostegno della categoria. Ricordiamo il suo ordine del giorno, multiargomento nel Dl Sostegni-bis che ha rappresentato una svolta nelle argomentazioni di comparto in sede istituzionale. Cosa prevedeva? Qualcuno degli impegni ha ricevuto attuazione?

Descriveva il settore Horeca, sigla che intende definire uno specifico settore commerciale, quello afferente alla filiera “Hotellerie-Restaurant-Café” e alle attività connesse ai consumi fuori casa (dette anche Away From Home), pertanto distinto da quello della Grande Distribuzione Organizzata, e lo quantificava: «Circa 400mila aziende, essenzialmente costituite sotto forma di ditta individuale e società di persone, di cui Bar e Ristoranti rappresentano le categorie più numerose, e complessivamente coinvolge circa 1.300.000 occupati. Le aziende distributrici di prodotti alimentari e bevande sono circa 4.000 per lo più costituite sotto forma di società di capitali, e coinvolgono oltre 50mila dipendenti, in quanto preposti al supporto e alla fornitura dei beni e dei servizi essenziali per gli esercizi pubblici del canale Horeca».

In particolare poi si chiedevano aiuti specifici:

– un aumento del limite di fatturato di 15 milioni di euro per avere diritto al riconoscimento del contributo a fondo perduto anche alle aziende medio-piccole;

– l’introduzione di misure a ristoro dei costi fissi sostenuti dalle imprese della distribuzione dei prodotti alimentari e delle bevande;

– il riconoscimento alle aziende, operanti nel comparto della distribuzione dei prodotti alimentari e delle bevande, del credito di imposta per i canoni di locazione non abitativo (già previsto dal Dl rilancio fino al mese di maggio ma non prorogato per i restanti mesi per le imprese del comparto) anche per i mesi di giugno, ottobre, novembre e dicembre 2020;

– in attuazione delle disposizioni di cui all’articolo 6 del provvedimento in esame, l’introduzione della riduzione al 50% della Tari per l’anno 2021 per capannoni delle imprese distributrici di prodotti alimentari e bevande;

– il riconoscimento alle aziende, operanti nel comparto della distribuzione dei prodotti alimentari e delle bevande, che hanno registrato un calo del fatturato di almeno il 20% nel corso del 2020, di un credito di imposta pari a una percentuale del 30% dell’ammontare dei crediti pecuniari vantati nei confronti dei debitori inadempienti;

– nell’ambito del decreto liquidità un intervento sul fondo centrale di garanzia estendendo a 20 anni la durata del rimborso dei finanziamenti garantiti;

– il riconoscimento dell’allungamento del periodo di ammortamento per un periodo massimo di 5 anni, correlato alla proroga della moratoria prestiti per le PMI al 30 dicembre 2021;

– l’introduzione dell’potesi della sussistenza di credito di modeste entità (configurabile in un importo non superiore a 20mila euro per le imprese di più rilevante dimensione e non superiore a 10mila euro per le altre imprese) tra quelle in cui il cedente del bene o prestatore del servizio ha diritto di portare in detrazione l’imposta e di emettere nota di variazione anche in caso di mancato pagamento del corrispettivo;

– l’esonero del 50% dei contributi del personale con contratto in essere per le imprese distributrici di prodotti alimentari e bevande.

La notizia più importante, a mio avviso, è che la Commissione Europea ha approvato uno schema italiano da 110 milioni di euro a sostegno dei settori più colpiti dalla pandemia, come quello Horeca – relativo ad alberghi, ristoranti, catering e bar –, dell’intrattenimento, delle cerimonie e delle piscine. Si tratta di una news piuttosto recente (datata 3 giugno). Questo regime di aiuti, per i settori più colpiti e sotto forma di sovvenzioni dirette, sarà accessibile alle aziende di tutte le dimensioni che non sono ancora riuscite a risollevarsi dopo le chiusure degli scorsi mesi. I beneficiari verranno stabiliti entro il 30 giugno 2022 e potranno ricevere fino a 2.3 milioni di euro, come previsto dal “Quadro temporaneo per le misure di aiuto di Stato a sostegno dell’economia nell’attuale emergenza del COVID-19”.

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Negli ultimi due anni il settore non è stato destinatario di misure di sostegno ad hoc, probabilmente perché non sussiste una separazione netta tra la distribuzione Horeca e quella Gdo nemmeno sotto il profilo dei codici ATECO che sono gli stessi. Ritiene che questa sia stato il limite principale? Come ritiene si possa superare questo scenario nella prospettiva di dare giusta attenzione alle istanze di comparto?

Ritengo che ci sia stato anche un problema di risorse: nonostante scostamenti di bilancio titanici, i soldi non bastavano mai. Inoltre, dalle analisi dei vari aiuti sta emergendo che non sempre si è riusciti a “centrare” lo strumento. Il comparto di per sé è molto variegato, quindi fa bene a farsi conoscere nella sua complessità.

Il comparto dei distributori guarda con attenzione alle prospettive di PNRR, segnatamente per quanto attiene il versante della produzione energetica da fonti rinnovabili e la possibilità di agevolazioni per l’installazione di impianti nei siti e capannoni di stoccaggio dei prodotti e sulla possibilità di prevedere l’alleggerimento degli oneri in materia di conversione green dei veicoli di distribuzione. La nostra categoria ha proposto semplificazioni sul modello di quanto previsto per il comparto agricolo nel Dl aiuti, ma al momento non sembra sussistere attenzione parlamentare e governativa su questo tema. Cosa ne pensa a riguardo?

È necessario, a mio parere, avere uno sguardo di insieme ai bandi del PNRR soprattutto per le fonti rinnovabili, non solo nazionali ma anche regionali. Il PNRR non è come i fondi strutturali, non è neppure “un vestito” adattabile a esigenze parcellizzate. La linea guida sono i bandi.

Una delle “spade di Damocle” della categoria è rappresentata dall’incremento del costo del carburante che impatta in maniera deleteria sui costi di impresa: a differenza dei colleghi autotrasportatori, iscritti all’albo e destinatari di una specifica disciplina con relative spettanze e riconoscimenti, i distributori non godono di agevolazioni o di sostegni in materia di costi per i carburanti e legati al trasporto. Pensa che ci possano essere i presupposti per il superamento della sperequazione tra i due comparti, totalmente assimilabili ma collocati su piani normativi completamente distanti?

È un problema che investe molti settori diversi dagli autotrasportatori. È stato già posto anche in sede di conversione di altri decreti legge. L’ostacolo, ad oggi, è la copertura.

Uno dei problemi che attualmente condiziona le potenzialità di comparto è relativo alla carenza di personale, soprattutto trasportatori, per effetto del combinato disposto di scarso appeal degli stipendi in ragione di strumenti di sostegno al reddito maggiormente allettanti e di eccessiva complessità e onerosità nell’acquisizione delle patenti specialistiche. Quali potrebbero essere le misure in grado di ovviare a tale problema?

Alcuni aiuti per i giovani che vogliano acquisire la patente sono stati previsti. Sicuramente va rivista radicalmente la logica assistenziale del reddito di cittadinanza. Credo vada anche affrontato il problema dei tempi del lavoro. Oltre al problema stipendi, oggi si desidera un lavoro che lasci spazio ai tempi di vita. Non si è affrontato questo punto, si parla di sussidi o di salario minimo. A mio parere va affrontato attraverso la contrattazione collettiva il tema dei tempi.

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Sul versante dell’acquisizione delle patenti, è stato introdotto il bonus patente destinato agli under 35 che intendano conseguire la patente e l’abilitazione alla guida professionale (CQC) accedendo a un rimborso spese; questa misura presenta dei limiti in primis in relazione all’età, poiché lascerebbe fuori tutta una platea di lavoratori di settore che non possono accedere a un upgrade della patente, considerando che i costi arrivano anche a 4mila euro. Ritiene si possa intervenire su questa disciplina rettificandone i parametri applicativi?

Sicuramente è un impegno, perché è una misura adeguata e logica. Ovviamente bisognerà insistere e trovare le coperture, come sempre.

Pur non provenendo da questo settore ha mostrato grande sensibilità verso il medesimo, quali sono secondo lei gli aspetti, anche di natura normativa, che limitano l’intervento a tutela del comparto e delle sue potenzialità?

Vi ringrazio, ma onestamente ho cercato di seguire il settore perché in vari colloqui mi erano state spiegate le problematiche e provengo da una forza politica naturalmente attenta alle quotidiane fatiche di autonomi, partite Iva, etc, proprio perché sono spesso dimenticati e scarsamente compresi. Ritengo che si debba tenere conto di questi aspetti. Il primo è che il tempo degli scostamenti di bilancio è finito e con essi i provvedimenti da 30/40 miliardi per aiuti. Il secondo è che il Governo ha la massima attenzione per la “crescita” graduale, e ritiene che sia la soluzione per la riduzione del debito pubblico. Sappiamo tutti che questa impostazione è stata messa in crisi dal conflitto e dalla invasione della Ucraina da parte della Russia. La chiave degli interventi a favore del comparto, a mio avviso, è proprio la crescita: quali norme vanno cambiate, quali interventi vanno effettuati per consentire a un settore, fino ad oggi trascurato, di essere invece un fattore di sviluppo e di realizzazione di reddito. La Vostra rappresentatività e presenza nei tavoli istituzionali è il primo passo, fondamentale. Il secondo è l’aggregazione, necessaria visti i mercati di oggi, e una sintesi delle misure concepite in filiera.

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