Prevenzione e protezione dei lavoratori in particolari condizioni e ambienti
di Michele Nogara
La difesa dei lavoratori da ambienti microclimatici “severi caldi”, che possono provocare un notevole disagio, quando non compromettono lo stato di salute, si può realizzare mediante l’adozione di adeguate misure di prevenzione. In alternativa i lavoratori devono essere dotati di appositi dispositivi di protezione individuale (DPI) che garantiscano un’idonea protezione.
STRESS DA CALORE
In tutte le lavorazioni in cui è stato valutato un rischio di stress da calore è sempre obbligatoria la sorveglianza sanitaria. In generale, occorre realizzare una progressiva acclimatazione per le esposizioni sistematiche alle alte temperature. Inoltre, è obbligatorio fornire ai lavoratori tutte le informazioni sul rischio, sui possibili danni e sulla loro gravità, sui sintomi di allarme, sulle misure di prevenzione adottate e sui comportamenti di salvaguardia da tenere.
LAVORAZIONI ALL’APERTO
Per quanto riguarda le lavorazioni svolte all’aperto, occorre articolare il turno di lavoro in maniera tale da evitare di lavorare nelle fasce orarie 11-15 (12-16 con l’ora legale), quando le radiazioni solari UV sono più intense e la temperatura ambientale è più elevata; in tali ore si devono privilegiare compiti in ambienti coperti, fissi o provvisionali. Modificare gli orari di lavoro, sfruttando le prime ore del mattino, può essere una soluzione per evitare l’esposizione ai raggi UV e al caldo eccessivo. Occorre inoltre prevedere una rotazione dei compiti lavorativi alternando, nel turno di lavoro, attività all’aperto e al chiuso, e attività al sole con attività all’ombra. Al di sopra dei 30°C è bene effettuare una pausa di almeno 5 minuti per ciascuna ora di lavoro in un luogo fresco e ombreggiato. Quando si superano i 35°C, o i 32°C in caso di clima afoso (umidità relativa superiore a 75%), occorre incrementare la pausa di 15 minuti ogni ora.
Quando si lavora a temperature comprese fra i 25°C e i 30°C occorre assumere liquidi in quantità sufficiente, in modo da reintegrare quanto perso con la sudorazione, preferibilmente acqua potabile o tè leggermente dolce, evitando bevande alcoliche o molto zuccherate. Al di sopra dei 35°C (o anche meno in presenza di afa) è bene assumere come minimo 3-5 decilitri di acqua 2-3 volte ogni ora. I liquidi devono essere assunti prima che si faccia sentire la sete. La somministrazione di acqua deve essere accompagnata da sali minerali persi con la sudorazione, in particolare sodio e potassio.
ESPOSIZIONE ALLE RADIAZIONI
Negli ambienti di lavoro caratterizzati dalla presenza di forti sorgenti radianti, si possono realizzare apposite barriere e schermi per evitare o limitare l’esposizione dei lavoratori alla radiazione, compatibilmente con le esigenze del ciclo lavorativo. Nelle lavorazioni all’aperto si può limitare l’esposizione nei mesi caldi fornendo strutture e dispositivi per ottenere zone d’ombra e ridurre l’esposizione alle radiazioni solari. Ciò è attuabile creando schermature per mezzo di coperture provvisionali in legno, in teli o preferibilmente metalliche. I pannelli rivestiti di materiali metallici, infatti, aumentano le proprietà riflettenti della copertura.
IN CASO DI SPOSTAMENTI
Per i lavori che prevedono spostamenti esistono sul mercato strutture portatili simili a ombrelloni che il lavoratore sposta a seconda delle sue esigenze. Occorre inoltre prevedere degli spazi coperti, dove i lavoratori possono effettuare delle pause o consumare i pasti. È necessario prevedere nell’area di lavoro una fonte di acqua potabile diretta.
DECRETO E NORME TECNICHE
Il D.Lgs. 81/2008 all’allegato IV dispone che: “Quando non conviene modificare la temperatura di tutto l’ambiente, si deve provvedere alla difesa dei lavoratori contro le temperature troppo alte o troppo basse mediante misure tecniche localizzate o mezzi personali di protezione”. Vi sono numerose norme tecniche che forniscono indicazioni sui DPI da utilizzare negli ambienti severi caldi.
(Bibliografia: INAIL Stress termico)